I bambini nelle Case Rifugio: ascoltare ciò che le parole non dicono

Quando una donna trova riparo in una Casa Rifugio, spesso con lei ci sono anche i suoi figli. L’esperienza della violenza non riguarda solo l’adulto: i minori possono aver assistito a episodi traumatici o averli vissuti in prima persona. Per questo motivo il sistema nazionale di protezione della violenza di genere considera i bambini come vittime a pieno titolo, con bisogni specifici di accoglienza, ascolto e supporto.

Secondo i dati ufficiali più recenti di Istat, nel 2023 sono stati 4.157 i minori ospiti delle strutture di accoglienza per vittime di violenza, di cui 2.875 bambini e ragazzi erano figli di donne accolte in Case Rifugio. Questi minori potrebbero avere assistito o essere stati esposti alla violenza all’interno della famiglia prima dell’ingresso nella struttura. Istat

In una Casa Rifugio, il benessere emotivo dei bambini è considerato tanto importante quanto la sicurezza fisica. Attraverso spazi di gioco, attività ludiche e di espressione creativa come il disegno, i bambini hanno la possibilità di dare forma a ciò che spesso non riescono a esprimere a parole. Il disegno diventa un linguaggio alternativo: riflette emozioni, paure, speranze e la percezione di sé in un contesto nuovo e protetto.

Grazie all’accompagnamento delle operatrici specializzate – tutte donne professioniste formate secondo gli standard dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio – i bambini vengono accolti con delicatezza e competenza. Le operatrici sostengono ogni bambino nel riconoscere e dare senso alle proprie emozioni, facilitando percorsi di fiducia, relazione e progressiva serenità.

La protezione psicologica è integrata da un’attenzione educativa che favorisce la costruzione di routine quotidiane stabili, spazi di socializzazione e percorsi che sostengono la resilienza. Ogni attività è orientata alla promozione della sicurezza affettiva del minore e alla riduzione degli effetti del trauma subito.

In questo contesto, il lavoro delle operatrici non si limita all’assistenza: crea un ambiente in cui il bambino può riprendere contatto con la propria capacità di giocare, immaginare, scegliere. Ogni tratto, ogni colore, ogni gesto racconta la possibilità di essere ascoltato e visto per ciò che è, oltre la storia dolorosa che l’ha portato in Casa Rifugio.

Perché ogni bambino che disegna, gioca, esprime un’emozione, si sta dando una possibilità: quella di guardare al proprio futuro con fiducia e con la consapevolezza che non è solo.

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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne